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A cosa serve la fotografia? Massimo Sestini e Arno Minkkinen al #Photolux15

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Girando per gli incontri del Photolux Festival 2015 ci si imbatte in autori molto diversi fra loro. Due di questi, visti fra sabato e domenica, raccontano a cosa serve la Fotografia, dando due risposte diverse.

Massimo Sestini (Prato, 1963) fa il fotogiornalista (dai vip, allo sport, alle news) e con la sua foto “Rescue Operation” ha vinto il 2° premio al World Press Photo 2015 (sezione General News; il primo premio lo ha vinto Sergei Ilnitsky con la foto di una tavola di Donetsk, Ucraina, con cibo, vetri rotti e sangue [link]).
Sestini fa (anche) foto “zenitali”, ovvero imbracandosi su un elicottero per far piombare dall’alto il suo teleobiettivo. Così ha scattato anche “Rescue Operation” dove un barcone di migranti viene intercettato dal velivolo della Marina Militare Italiana.

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A partire da questa foto (scattata nel giugno del 2014), Sestini ha lanciato “Where are you?”, un sito web dedicato (link) con la possibilità di ingrandire la foto, chiedendo ai migranti che si riconoscessero nello scatto di contattarlo per raccontare la loro storia.
Sestini, intervenuto a Lucca sabato, ha detto di averne rintracciato una mezza dozzina, provenienti tutti dal Gambia, ora fermi nei centri di “accoglienza” fra Napoli e Roma in attesa di una decisione sul loro visto.

Ma a che serve questa foto? Come la foto del bambino siriano ritrovato morto sulle spiagge turche, serve a sensibilizzare l’opinione pubblica; serve a raccontare che questi migranti sono persone, con un volto, che si possono riconoscere. Serve a vedere che non sono terroristi. Se si guardano i dettagli del barcone fotografato da Sestini, non si vedono solo terroristi.

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Dopo la pubblicazione di questa foto, e di molte altre, il mondo occidentale ha cominciato a muoversi e a fare qualcosa (giusto o sbagliato, boh).

Arno Minkkinen (Helsinki, Finlandia, 1943) è emigrato negli Stati Uniti nel 1951 dove tuttora vive. I suoi autoritratti riescono a integrare il corpo umano nella natura.

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Al tempo stesso, si possono considerare una forma di utilizzo della fotografia come terapia. Minkkinen è nato con una malformazione del viso che da bambino gli ha creato diversi problemi di accettazione della propria immagine. Grazie ai suoi autoritratti (dove molto raramente appare il volto), è riuscito a superare il problema.
Così racconta Francesca Belgiojoso, psicoterapeuta, una delle autrici di “Oltre l’immagine – Inconscio e fotografia” che raccoglie interviste con 15 fotografi che rispondono su come nasca una fotografia e sul rapporto con l’arte cinematografica.

 


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